Maria e la Santissima Trinità

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Non è un caso che, ben conscia dell’inaudito rapporto di intimità che lega Maria allo Spirito Creatore, la Chiesa implori in questi termini: veni Sancte Spiritus, veni per Mariam! Emerge qui una precisa valenza intratrinitaria della donna Maria, la quale si trova collocata, per un ineffabile decreto divino, tra Padre e Figlio nell’unità indissolubile del loro spirito d’amore, e poi o contemporaneamente tra il Dio trinitario e l’umanità. E’ il caso di notare che «Maria non desidera solo la compagnia di Cristo, ma quella trinitaria e al desiderio di questa collega il suo rapporto materno con Cristo» (M. G. Masciarelli, Maria maestra di nuovi valori, in Maria segno di speranza per il terzo millennio, a cura di E. M. Toniolo, Roma, Centro di cultura mariana “Madre della Chiesa”, 2001, p. 73).

Non può sfuggire la significativa e singolare simmetria che intercorre tra il volere del Padre e il volere del Figlio: cosí come il Padre stabilisce dall’alto dei cieli che quella creatura debba essere la madre del Cristo-Dio, allo stesso modo quest’ultimo, dall’alto della sua gloriosa umanità crocifissa, stabilisce che ella divenga madre di ogni uomo e soprattutto di ogni uomo crocifisso. Per libera decisione di Dio, e in virtù dell’azione svolta dal suo Santo Spirito, Maria è stata ed è Madre di Dio, Maria è e sarà sempre Madre degli uomini. In entrambi i casi il Signore ha ricevuto il suo perfetto assenso. Prima della nascita di Gesù, Maria, in funzione e per effetto dell’unica mediazione di Cristo, è mediatrice tra Dio e l’umanità, tra la natura innocente ed incontaminata di Dio e la natura peccaminosa e contaminata dell’uomo. Ella, per esclusiva volontà del Signore, è qui la mediatrice del suo mediatore perché ne prepara la nascita e l’avvento nel cuore e nella vita storica degli uomini per la loro redenzione. E’ grazie alla mediazione mariana di fede e d’amore che può venire concretamente al mondo la Salvezza del mediatore assoluto. Ed è in questo senso che «Maria è la portatrice di salvezza per tutti i tempi» (C. Schönborn, Da Gesù a Cristo. Spunti per approfondire la fede, Torino, San Paolo, 2004, p. 111).

Dinanzi alla croce, poi, Maria riceve lo stesso incarico, quello di continuare ad essere, con la sua preghiera e la sua dedizione di donna incorrotta e di madre, mediatrice inondata di Spirito Santo tra Dio e il genere umano e mediatrice intenta a lavorare al glorioso e definitivo ritorno di Cristo. Ma, dinanzi alla croce, anche l’umanità e la chiesa nascitura vengono esplicitamente invitate a considerare e ad invocare quella donna, la madre di Dio, come propria madre, e implicitamente a tributarle, con la preghiera e con la vita, l’onore dovuto. E’ Dio che, proprio mentre ne sancisce la maternità universale, in definitiva la addita quale potentissimo mezzo di salvezza in Cristo. Sicché da allora è necessariamente vero non solo che non si può amare Maria senza amare Cristo ma anche che non si può amare Cristo senza amare Maria. Perché Maria, che fu tanto amata da Cristo, non dovrebbe essere amata altrettanto da noi? Che cosa può tornare maggiormente gradito al Figlio se non che se ne rispetti e se ne veneri sentitamente la madre? Maria conduce a Cristo ma Cristo conduce a Maria, che è janua coeli, vera porta del cielo e unico varco tra terra e cielo (cfr., oltre il cap. VIII della Lumen Gentium, Paolo VI, Omelia ai fedeli di Sardegna, presso il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, 24 aprile del ’70, in “Acta Apostolicae Sedis 62”, 1970, pp. 300-301; J. Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, Torino, San Paolo, 2001, cap. XIII: La Madre di Dio, in particolare pp. 275-276 e p. 292).

Maria, che è stata nel tempo per accogliervi e farvi dimorare l’Eterno e quindi per rimanere ella stessa «contemporanea a noi tutti, a tutte le generazioni» (come diceva già nella sua bellissima omelia J. Ratzinger a Loreto l’8 settembre del 1991: La casa della Madonna, casa aperta alla famiglia di Dio), deve essere amata sia come madre di Dio sia come madre di noi tutti: Dio, essendo stata piccolissima sulla terra, ha voluto renderla grandissima in cielo e degna di essere lodata da tutte le creature celesti e terrene, e ha mandato e continua a mandare a più riprese il Paraclito sulla terra perché ne riveli gradualmente e compiutamente tutta la reale e regale grandezza di donna e di madre. Cosí l’amore delle creature per Maria, recependo il quarto comandamento sinaitico, è un altro implicito comandamento divino: onora il padre e la madre. Per i credenti, pertanto, l’amore per Maria non è una semplice opzione, ma un vero e proprio imperativo spirituale e religioso, anche perché conoscendola, amandola e pregandola, i credenti possono imparare in modo più agevole e compiuto a camminare non da soli, cioè presuntuosamente ed orgogliosamente ma, per riprendere il versetto del profeta Michea (6, 8), umilmente con il loro Dio, facendo cioè sostanziale e proficua «comunione» con lui.