Cantare Maria

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

E’ veramente difficile elevare a Maria un canto cosí nuovo, fresco, ispirato e originale come quello di don Tonino Bello, il colto e santo vescovo di Molfetta che ha concluso la sua esperienza terrena nel 1993. Nel suo canto mariano, pubblicato in Maria Donna dei nostri giorni (San Paolo 1993), lo slancio lirico non prende mai il sopravvento sul realismo ma riesce a rappresentare Maria come donna grandissima non al di sopra della normale quotidianità del vivere ma proprio in mezzo alle ordinarie e stressanti vicende della sua stessa esistenza. E cosí si apprende che Maria è stata una donna “feriale” e una donna “senza retorica”: «Santa Maria, donna feriale, aiutaci a comprendere che il capitolo più fecondo della teologia non è quello che ti pone all’interno della Bibbia o della patristica, della spiritualità o della liturgia, dei dogmi o dell’arte. Ma è quello che ti colloca all’interno della casa di Nazaret, dove tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura, hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua antieroica femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni. Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell’epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza». E, in termini ancora più significativi: «Icona dell’antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il suo Dio. Tanto meno per i predicatori, che l’hanno spesso usata per gli sfoghi della loro prolissità… Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza…Incapaci di andare al centro delle cose, ci siamo creati un’anima barocca che adopera i vocaboli come fossero stucchi, e aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie. Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza costrutto».  

Ma di Maria don Tonino ha inteso sottolineare anche la più genuina e profonda umanità, avendo pure lei sperimentato come una normalissima creatura «la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo». E per questa ragione ella ci è maestra non solo di come si ama il Creatore ma anche «di come si amano le creature». Ella, che seppe accogliere in sé in modo mirabile il Creatore, cercò sempre di essere molto accogliente ed ospitale verso tutti, verso «le vicine di casa, le antiche compagne di Nazaret», verso «i parenti di Giuseppe e gli amici di gioventù di suo figlio», verso «i poveri della contrada e i pellegrini di passaggio», verso «Pietro in lacrime dopo il tradimento» e verso lo stesso «Giuda che forse quella notte non riuscì a trovarla in casa». E cercherà sempre di essere accogliente ed ospitale con tutti, specialmente quando ognuno di noi sarà portato sulle sue braccia «davanti all’Eterno», perché «solo se saremo presentati» da lei, che è «sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà».

Maria è anche la «donna del primo passo», colei che non attende che siamo noi ad implorarla per venirci incontro e soccorrerci. Don Tonino sente il bisogno di pregarla cosí: «Quando il peccato ci travolge, e ci paralizza la vita, non aspettare il nostro pentimento. Previeni il nostro grido d’aiuto. Corri subito accanto a noi e organizza la speranza attorno alle nostre disfatte. Se non ci brucerai sul tempo, saremo incapaci perfino di rimorso. Se non sarai tu a muoverti per prima, noi rimarremo nel fango. E se non sarai tu a scavarci nel cuore cisterne di nostalgia, non sentiremo più neppure il bisogno di Dio». Madre «prendici per mano, e coprici col tuo manto. Con un lampo di misericordia negli occhi, anticipa il suo verdetto di grazia. E saremo sicuri del perdono. Perché la felicità più grande di Dio è quella di ratificare ciò che hai deciso tu».

Ma soprattutto Maria fu «donna di parte». Ella non fu neutrale perché chi come lei ama la Verità non può essere neutrale ma solo obiettiva e in tal senso di parte, sempre schierata dalla parte della verità di Dio, e quindi pronta a fare una scelta di campo a favore dei poveri, degli umiliati e degli offesi «di tutti i tempi». Questo, beninteso, «senza roteare le armi» contro ricchi, potenti e superbi, ma invitando energicamente tutti costoro a disertare quell’esercito del male e del peccato che sarà inesorabilmente sconfitto e distrutto da Dio (Magnificat). Don Tonino non ha dubbi: Maria è una «partigiana come Dio», non su un piano politico ma su un piano umano, esistenziale, spirituale che va sempre ben oltre il piano meramente politico. E a questa madre partigiana egli si rivolge anche a nome e per conto della Chiesa, di quella Chiesa di Dio che ha continuamente bisogno del suo aiuto per «uscire» dalla propria non infrequente e «pavida neutralità» su questioni non secondarie della concreta vita degli uomini.

Le magnifiche pagine mariane di don Tonino, benché talvolta non prive  di una eccessiva carica attualizzatrice, sono ancora piene di  riflessioni e di spunti straordinariamente utili e suggestivi, su cui non si mancherà di tornare in una prossima occasione. Per ora vorrei concludere richiamando l’attenzione su «Maria donna del coraggio». In che senso esattamente? Anche Maria ha conosciuto la paura: «Paura di non essere capita. Paura per la cattiveria degli uomini. Paura di non farcela. Paura per la salute di Giuseppe. Paura per la sorte di Gesù. Paura di rimanere sola…Quante paure!...Madonna della paura, dunque. Ma non della rassegnazione. Perché lei non si è mai lasciata cadere le braccia nel segno del cedimento, né le ha mai alzate nel gesto della resa. Una volta sola si è arresa: quando ha pronunciato il “fiat” e si è consegnata prigioniera al suo Signore». Per questo motivo, la si deve considerare a pieno titolo donna del coraggio, modello esemplare, come disse una volta Giovanni Paolo II a Zapopan in Messico, «per coloro che non accettano passivamente le avverse circostanze della vita personale e sociale, né sono vittime dell’alienazione». Sí, tu Maria «non ti sei rassegnata a subire l’esistenza. Hai combattuto. Hai affrontato gli ostacoli a viso aperto. Hai reagito di fronte alle difficoltà personali e ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del tuo tempo. Non sei stata, cioè, quella donna tutta casa e chiesa che certe immagini devozionali vorrebbero farci passare. Sei scesa sulla strada e ne hai affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i tuoi privilegi di madre di Dio non ti avrebbero offerto isole pedonali capaci di preservarti dal traffico violento della vita».

Perciò, santa Maria, donna coraggiosa, tu che hai un’esperienza cosí ravvicinata dei drammi del mondo e delle avversità che incombono su ognuno di noi, «tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio…aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi». E, siccome Maria è anche la «donna dell’ultima ora», l’ora più difficile, soprattutto alla fine della nostra vita non potremo non pregarla grosso modo cosí: «Aiutaci a saldare, con i segni del pentimento e con la richiesta di perdono, le ultime pendenze nei confronti della giustizia di Dio. Procuraci tu stessa i benefici dell’amnistia, di cui egli largheggia con regale misericordia. Mettici in regola le carte, insomma, perché, giunti alla porta del paradiso, essa si spalanchi al nostro bussare».

Ci hai fatto intravedere quanto sia stata e sia meravigliosa la nostra Mamma celeste. Grazie don Tonino.