Maria e il mistero

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Ogni tanto qualcuno sente l’irrefrenabile bisogno di provare a “demistificare” le credenze dogmatiche del cattolicesimo e a mettere in discussione convinzioni che per i veri credenti in Cristo sono assolutamente inamovibili. Poi, specialmente quando il discorso cade sulla Madre di Cristo, le critiche diventano particolarmente severe e acuminate, sebbene mai irresistibili. Non molti giorni or sono è stata ripresa di mira (ma si può dire che è un fatto quotidiano), su un giornale di Modena, una delle capitali del paganesimo contemporaneo, la verginità di Maria e si è tentato di spiegare che “Immacolata Concezione” non significa che ella fosse “vergine” ma solo che, quando è stata concepita, in lei non c’era il peccato originale, come se a Dio non fosse stato possibile renderla “immacolata”, senza macchia, senza peccato, anche nel senso di renderla, proprio perché già perfetta (anche se non meccanicamente perfetta) dal punto di vista umano, capace di offrire totalmente la sua vita a Dio stesso e di rimanere interamente ed esclusivamente sua durante tutta la vita terrena. La sposa di Dio, la madre di Dio, non poteva avere rapporti carnali neppure con un uomo giusto e santo come Giuseppe, per il semplice fatto che chi è già interamente di Dio e vive in lui e per lui non ha alcuna necessità di sottostare a quel genere di rapporti, sebbene non gli manchi nulla per esercitare legittimamente la propria sessualità. Dunque Maria, per il cattolico, è l’ “Immacolata Concezione” sia in quanto immune dal peccato originale sia anche in quanto perpetuamente e volontariamente vergine.

Tuttavia, è necessario che i cattolici comprendano bene il senso più profondo di questi tentativi più o meno maldestri ma pur sempre insidiosi di presunta “demistificazione”, giacché una insufficiente comprensione di essi potrebbe poco per volta favorire una permeabilità eccessiva del mondo dei fedeli a teorie apparentemente ragionevoli ma sostanzialmente false e spiritualmente nocive. Infatti, si spiega subdolamente, che la «moderna teologia biblica, per ora non ancora ufficiale, tende a rileggere i dogmi che si riferiscono a Maria come l’Immacolata Concezione, la verginità della Madonna, l’Assunzione in cielo ecc, come racconti, metafore, miti che volevano sottolineare il ruolo importante di Maria in quanto madre di Gesù. Se la fede, non dico la religione, vuole sopravvivere si dovrà una volta o l’altra mettere mano coraggiosamente a questo patrimonio antico e piuttosto statico dei dogmi e ritradurli in termini più accessibili. La fede deve essere ragionevole e comprensibile» (Beppe Manni, Immacolata Concezione e le devozioni mariane, in Gazzetta di Modena dell’8 dicembre 2010).  Non so se sia realmente questa la tendenza della moderna teologia biblica; quello che è certo è che da questa tendenza devono rifuggire tutti coloro che si sforzano sinceramente di acquisire un’immagine corretta e non deformata del Dio di Gesù e della stessa madre di Gesù; quello che è sperabile è che non si giunga mai ad una totale razionalizzazione dei contenuti della rivelazione divina perché questo implicherebbe una totale riduzione del divino a criteri interpretativi umani pur necessari nell’approfondimento della propria fede ma non assolutizzabili e, nel migliore dei casi, necessariamente incapaci di penetrare completamente in cose che per volontà del Signore restano in parte avvolte dal mistero e devono essere credute unicamente per fede.

I misteri sono misteri e chi crede in Gesù e nella sua parola non può non credere in essi. Ciò non toglie che anche «la morte, la vita, l’aldilà, l’origine del mondo, l’infinità dei cieli, e la profondità della stupidità e malvagità dell’uomo e della donna» (Ivi), siano misteri intorno a cui occorra interrogarsi umilmente e profondamente . Né è da sottovalutare un avvertimento o un monito come il seguente: «per favore non moltiplicate le nostre angosce con la minaccia di rivelazioni di segreti di Fatima o di Medjugorje. Non abbiamo bisogno che anche la fede venga intaccata da profezie di Nostradamus, calendari precolombiani e maghi prezzolati» (Ivi). Ma i fondamenti stessi della fede, e cioè che Cristo è il Figlio unigenito di Dio-Padre e Dio egli stesso, che Dio è uno e trino, che Maria è la Madre di Dio e che come tale non poteva non essere perpetuamente vergine in tutti i sensi pur nella completa e perfetta esplicazione dell’intera sua umanità, che noi tutti saremo sottoposti al giudizio divino e destinati alla vita eterna o alla eterna dannazione, non potranno mai essere scandagliati in modo esaustivo, almeno sino a quando vivremo su questa terra.

Se anche sulla figura di Maria non si fosse estesa e non si estendesse la misteriosa potenza di Dio fino a farne per l’appunto una creatura tanto dolce e amabile quanto originale e misteriosa, come sarebbe potuta assurgere a Regina del cielo e della terra, come potrebbe essere venerata al di sopra di ogni altra creatura in quanto onnipotente per grazia nella preghiera di intercessione? Maria è una donna tra donne, è una creatura tra le creature, ma è anche una donna e una creatura che restano avvolte nell’impenetrabile mistero di Dio. Si può pretendere che questa donna, che è venerata persino dagli angeli, che ha generato in Cristo il mistero dei misteri e che è stata al centro di eventi misteriosi, presenti alla fine una vita perfettamente intellegibile e priva di aspetti enigmatici? E come si potrebbe pretendere una cosa del genere dal momento che proprio Maria rende lode al Signore esclamando “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”? E allora la sua verginità fisica, per quanto inspiegabile, perché mai dovrebbe stupirci in senso scettico? Perché mai dovremmo dubitare del fatto che anche oggi ella può parlare non metaforicamente o apparire realmente ad alcuni suoi figli di questo tempo? Certo, bisogna essere prudenti, ma la prudenza non deve rendere cieca la nostra mente e ottuso il nostro cuore. Anche perché il cristiano ripete ogni giorno: “maranathà, vieni Signore, ti aspetto adesso e per sempre”. Lo dice in senso escatologico ma anche perché sa di poter sperare non vanamente che il Signore o la madre sua santissima nel corso della nostra vita si manifestino a noi sensibilmente.

Nella nostra fede, per quanto essa debba essere chiarita spiegata o approfondita continuamente, non può andare perso il mistero, ciò che deve essere accolto semplicemente perché narrato e radicato nei vangeli, e quindi per via di pura e semplice fede. Perché il rischio è che, a colpi di presunta “demistificazione” o “demitizzazione”, della nostra fede in Cristo, a cominciare dalla sua resurrezione materiale, non resti più nulla, più nulla intendo dire per cui valga veramente la pena di vivere e morire. Il mistero, ovvero l’inesplicabile o l’ignoto, è parte integrante della nostra fede, senza che questo comporti una scissione tra fede e razionalità, per cui la fede è vera se, alla fine, quale che sia il suo grado qualitativo, accetta di convivere in parte con il mistero. Solo chi è animato da una fede siffatta può credere che un giorno, a determinate condizioni, vivremo in un mondo completamente diverso da questo, in un mondo in cui siano banditi i conflitti e ogni genere di iniquità.

E solo chi coltiva questa speranza non esiterà a rivolgersi a Maria che, prima discepola di Gesù, «annuncia che Dio rovescerà questo stato di cose. Lei vede oltre le piccolezze della storia e ha una speranza che illumina il suo volto. Lei crede nel Regno di Dio, anche se sembra nell’immediato che vinca il regno degli uomini. Per questo è esempio di fede. Per questo abbiamo bisogno di lei nel nostro cammino quotidiano di credenti. Spesso viene rimproverato ai cristiani di pensare troppo al cielo e di non esser legati ai veri problemi della terra. Maria ci fa vedere che è possibile questa sintesi tra cielo e terra. Lei guardando in cielo e sentendo che in lei il cielo è sceso, guarda al mondo con fiducia e collabora con Dio perché il suo regno venga. Grazie di questo dono, o Dio. Grazie di averci donato questa benedetta tra le donne.
Grazie del suo magnificat che apre il nostro cuore alla speranza e nello stesso tempo ci impegna a fare la nostra parte, proprio come lei ha fatto…» (autore sconosciuto).