Ecco tua madre

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Quando Gesù, ormai morente, dice a Giovanni “Ecco tua madre”, non intende affidare la propria madre a lui, all’umanità e alla Chiesa di cui egli è simbolo, semplicemente in senso umano e affettivo, ma anche e con pari forza in senso teologico. Infatti, come mai, si chiede san Bonaventura insieme a sant’Agostino, “ex illa hora accepit eam discipulus in sua” (Gv, 19, 27)? La traduzione più esatta di questo versetto evangelico non è “da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”, ovvero tra le sue cose, i suoi beni materiali o le sue proprietà, giacché non aveva o non possedeva nulla di proprio, ma “la pose o la collocò tra i suoi affetti più intimi, tra i punti fermi della sua vita spirituale e religiosa, tra le sue massime certezze di fede e quindi tra i suoi dogmi, i suoi obblighi e i suoi doveri”.

 Non è quindi la Chiesa, come troppe volte ancora erroneamente si sente ripetere, che in modo arbitrario avrebbe elaborato nei secoli i dogmi mariani, ma è Gesù stesso che esorta accoratamente il suo discepolo più amato ad includere Maria, senza alcuna remora e senza incertezze di sorta, tra gli elementi costitutivi e fondativi della fede in Cristo, ragion per cui già da quel momento, e non da momenti successivi, non si dà vera e sincera fede cattolica che non sia al tempo stesso comprensiva di una fervente devozione e di un’intima e profonda venerazione per Maria di Nazaret.   

Bisogna chiedersi perché nostro Signore, proprio nel momento più doloroso e più straziante della sua vita terrena, trovi la forza di ricordare al mondo intero, attraverso le parole rivolte a Giovanni, che sua madre è la madre di tutti, che la madre di Dio deve essere onorata ed amata come Dio stesso e che a lei bisogna rivolgersi non meno che al Figlio, perché come qualsiasi figlio anche Gesù è certo felice se si sente amato e cercato ma ancor più felice se vede che la madre è oggetto dello stesso amore e della stessa attenzione. Nel testamento spirituale di Gesù in croce c’è tutto un discorso implicito o inespresso ma molto chiaro, che ha la sua premessa nel fatto che il Padre e il Figlio, ora che “tutto è compiuto”, non dimenticano di esaltare al cospetto stesso dell’intera umanità quella piccola ed umile ragazza di Nazaret che non si era tirata mai indietro, pur tra incomprensioni e timori del tutto normali, rispetto ai loro progetti e alla loro domanda di collaborazione.

Il Padre e il Figlio avevano trovato in quella donna, in quella semplicissima creatura, un serbatoio inesauribile di ricerca interiore, di sensibilità, di amore, di spirito di servizio, chiedendo in cambio, per cosí dire, solo il loro amore e la loro vicinanza per sempre, ed essi ora puntualmente, proprio nel momento della disfatta terrena, intendono cominciare a renderle il loro libero e gratuito tributo di riconoscenza e di amore decretando che quella donna sarebbe stata la Donna per antonomasia e quella madre sarebbe stata la Madre degli esseri celesti e degli esseri umani per l’eternità.

La stessa relazione d’amore tra Padre e Figlio veniva a trovare, per mezzo delle parole di Gesù moribondo, una delle sue più specifiche articolazioni ontologiche e spirituali nella fanciulla di Nazaret, e ciò consente di riconoscere che ella è anche la Donna dello Spirito Santo e lo è in quanto donna-sposa del Padre e donna-madre del Figlio, pur nella creaturalità del suo essere donna-figlia di Dio. Ella era sempre stata presente nella mente e nel cuore di Dio già prima del suo concepimento terreno e poi durante tutta la sua esistenza, e cosí radicalmente presente da indurlo nella persona avvilita e martoriata di Gesù a celebrarne la grandezza umana e spirituale e a conferirle il titolo di grande Madre del cielo e della terra e preposta ad accogliere in sé, nel suo cuore verginale, ogni sincera richiesta umana di soccorso e di aiuto, ogni domanda veramente sentita di rinascita in Cristo, ogni supplica non velleitaria o puramente formale di salvezza eterna.

Maria, che aveva sempre creduto in un Dio tanto vicino agli umili e agli oppressi quanto distante dai superbi e dai ricchi o dai potenti arroganti e impenitenti, riceveva sotto la croce il mandato di assistere, confortare e proteggere i primi e di spronare a profonde revisioni spirituali i secondi, nel nome stesso e per conto del Signore e dei suoi divini insegnamenti.

Da quel momento la Chiesa di Gesù avrebbe dovuto ben tenere presente come nessun altro essere umano e celeste avrebbe potuto intercedere presso Dio più efficacemente di Maria e che ella avrebbe dovuto anche per questa ragione essere considerata quale parte integrante della stessa volontà divina. Madre ascolta i tuoi figli che ti chiamano e ti implorano, e fai per loro tutto quello che hai fatto per me con fedeltà e amore indefettibili: difendili dai pericoli e dalle avversità della vita, riportali a me se si sono allontanati da me, convertili ogni giorno al vangelo e rendili umili strumento di conversione per gli altri. E tu Giovanni, tu umanità, tu Chiesa, imparate a conoscere sempre meglio il mistero di Maria di Nazaret e non lasciatevi confondere da false dottrine che ne metteranno in dubbio la divina maternità, la perpetua verginità, l’assunzione in cielo e lo stesso potere di “mediazione”. Ella è parte di me e del mio mistero e non c’è nulla che mi ferirebbe più del disconoscimento umano delle sue prerogative naturali e sovrannaturali. Per lei, per le suppliche che mi rivolgerà in vostro favore, io continuerò a fare dal cielo quello che feci una volta sulla terra: esaudirò tutte le sue richieste e concederò tutte le grazie che mi chiederà per ognuno di coloro che la terranno sempre tra le cose più intime della propria fede in Dio. Questo è il messaggio inespresso ma fondamentale di Cristo crocifisso all’umanità e alla Chiesa.