Mario Monti: questo ricco e furbo epulone!

Scritto da Vladimiro Montorsi.

 

Prima che sia troppo tardi, i cattolici avveduti di questo nostro sfortunato Paese, piaccia o non piaccia a papa Benedetto XVI, dovrebbero fare di tutto per provocare la crisi e la fine del governo in carica, guidato dal presidente senatore Mario Monti che, poco prima di essere improvvidamente incaricato dal Capo dello Stato come presidente del Consiglio dei ministri e in un video ormai da mesi circolante e molto cliccato sul web, ha rilasciato un’intervista che testimonia, al di là di ogni ragionevole dubbio, dell’infimo grado di attendibilità intellettuale e, in questo specifico caso, anche intellettiva, e del preoccupante livello di fanatismo ideologico del nostro attuale presidente del Consiglio che, nel momento in cui lo spread è ancora identico a quello del defunto governo Berlusconi, ha portato già tantissimo denaro, soprattutto con riforme del tutto arbitrarie delle pensioni e tagli indecorosi al già decrepito sistema sanitario italiano, nelle tasche di investitori stranieri, multinazionali ed istituti di credito: tutti amici suoi, come a tutti è arcinoto!

Non è indispensabile riportare qui il contenuto integrale dell’intervista-video cui ci si riferisce, perché bastano le sue battute iniziali per rendersi conto di quale rischio stiamo correndo noi tutti nell’aver accettato passivamente di metterci nelle mani di questo accademico di Varese che si professa patriota italiano pur avendo la sua vera patria nell’Europa dei capitali e delle banche e cattolico pur identificando i valori universali dell’umanità con i valori della finanza e dei mercati internazionali. Ecco le prime significative battute del video in questione: “Non dobbiamo sorprenderci”, dice Monti, “che l’Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti”. Ci si chiede: cosa sarebbero, in che cosa consisterebbero questi “passi avanti”? Risponde il dottissimo Monti: “I passi avanti sono per definizione”, ma solo lui riuscirà a capire perché addirittura “per definizione”, “cessioni di parti delle sovranità nazionali ad un livello comunitario”.

Avete capito? Certo che avete capito. Solo che Monti non si preoccupa minimamente di spiegare perché mai o in che senso la cessione sia pure parziale di sovranità nazionale dovrebbero comportare dei “passi avanti” da parte dell’Unione Europea. Anche perché il confuso e molto approssimativo professor Monti ha modo subito dopo di precisare che “è chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una comunità nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile, conclamata”.

Certo, la crisi è visibile e conclamata ma chi l’ha provocata. I popoli, forse, i ceti meno abbienti e fiscalmente più controllati delle varie nazioni europee e della nostra stessa nazione, oppure altri soggetti la cui identità sembra rimanere sempre nel vago ma la cui responsabilità è assolutamente nota e manifesta anche se questa responsabilità sia quella di creditori effettivi che però abbiano calcolato in modo del tutto arbitrario ed illecito i debiti e relativi interessi contratti nei loro confronti dalle nazioni che in passato hanno fatto loro ricorso?

Monti non è minimamente sfiorato dal dubbio che i popoli possano tenere alla loro identità nazionale più che a qualsiasi calcolo o problema di natura economico-finanziaria e che, se i popoli si rivoltano, ogni discorso sul debito sovrano viene meno e non c’è potentato finanziario al mondo che non sia suscettibile di sbriciolarsi o di essere stritolato come lo sono talvolta i cinici e volgari profittatori di questo mondo.

Si sveglino i cattolici! Verifichino cosa sta combinando questo ricchissimo signor Monti ai danni dei poveri, degli oppressi, dei disabili, di tutti coloro che, in questo tristissimo tempo della storia umana, sono rimasti orfani di qualunque tutela, ivi comprese quelle tradizionalmente politiche di partiti popolari che, sia pure tra contraddizioni non poco rilevanti, si sforzarono un tempo di essere nobili e che ora non solo hanno smarrito la loro antica vocazione a stare vicino a ultimi o penultimi ma rischiano persino di sparire dalla scena politica! Si emarginino e si mandino via, prima che sia troppo tardi, il ricco epulone Monti, che non potrebbe essere diversamente considerato visto che ha un reddito annuo netto di almeno un milione di euro ed è titolare di un ingentissimo patrimonio mobiliare ed immobiliare, e i falsi assetti di risanamento economico-finanziario e di emancipazione umana che egli rappresenta!

I cattolici, almeno quelli che ben sanno come la fede in Cristo sia fondata su una non opzionale volontà di condivisione materiale e spirituale a cominciare dalle priorità dei più bisognosi e non certo dei più facoltosi, prendano per tempo le dovute distanze da questo furbo signore che, lasciando intendere con toni garbati e suadenti che i sacrifici economici di questo periodo vengono richiesti principalmente nell’interesse dei più poveri, in realtà ha già trasferito ingentissime dosi di ricchezza nazionale nei forzieri dei suoi amici banchieri che certo non potranno dimenticarsi di lui! Ma come, amici cattolici: tanta indignazione sociale verso mafiosi e usurai tradizionali e, per contro, tanta rassegnata remissività (di cui, purtroppo, gli stessi numerosi suicidi non sono un’eccezione ma una tragica conferma) verso un’operazione politico-finanziaria cosí retriva e truffaldina, cosí poco evangelica come quella che in buona parte ha già posto in essere uno dei principali e più astuti gendarmi della finanza mondiale?  

Perde ogni importanza il fatto che, dopo la caduta del governo Berlusconi, si sia registrato nel nostro paese «l’avvento di una maggiore serietà e sobrietà delle istituzioni; la fine del clima di permanente rissa che ha caratterizzato in questi anni la vita politica; l’apertura di nuove possibilità di intervenire sulle dinamiche che hanno in questi anni caratterizzato la partecipazione dei cattolici alla vita politica, tentando di rompere la solida alleanza trono-altare che si è ricostituita dopo la fine della Dc», se nel frattempo buona parte della comunità ecclesiale cattolica non si è potuta esimere dal riconoscere come «il nuovo governo sia nato all’ombra di un commissariamento de facto del nostro Paese da parte dell’Unione Europea e nel segno di una nuova, ennesima, forzatura della nostra Costituzione; che il nuovo esecutivo non è esente dai conflitti di interesse tanto esecrati nel precedente; che si preannunciano misure economiche particolarmente dure, e di nuovo a carico dei ceti popolari».

Sono forse queste le vie lungo le quali i cattolici, oggi, vorrebbero davvero contribuire a costruire almeno solo un pezzo del Regno di Dio?