Maria e le guerre del mondo

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

Maria non ama né violenza né guerre perché la Madre di Dio ha nel suo cuore solo misericordia e pace, ma ella sa che, paradossalmente, la pace portata da Gesù e il fuoco che lo Spirito Santo accende nel corso dei secoli nel cuore di uomini “eletti” producono anche guerra, divisione, conflitto, sia interiormente che nei rapporti interpersonali, tendendo a suscitare odio e aggressività in coloro che si sentono fortemente disturbati e minacciati dall’impegnativo messaggio evangelico di verità e giustizia.

Maria sa dunque, per l’esperienza personale fatta su questa terra, che il seguace di Cristo non solo è beneficamente in conflitto con se stesso o meglio con una vita sempre colma di tentazioni, di debolezze e di pericoli, ma è anche uno che, vivendo fedelmente la sua adesione all’insegnamento evangelico, tende inevitabilmente a suscitare un senso di avversione e di ostilità in coloro che cristiani non sono e persino in tanti battezzati in Cristo abituati a vivere la loro fede in modo “tiepido”.

Se hanno odiato me odieranno anche voi, se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi, aveva preannunciato Gesù, riferendosi non a coloro che l’avrebbero amato per semplice educazione alla fede o a parole ma a coloro che l’avrebbero amato con una complessiva condotta di vita fondata su una concreta, veritiera e limpida testimonianza di fede e sul costante esercizio di reali pratiche di bene, di misericordia e di giustizia.

In questi giorni, i cristiani che sono perseguitati in Iraq e in Siria, in Nigeria o in Pakistan, sono la prova più eclatante della profetica veridicità delle parole di Gesù, perché in quei posti pare che nessuno sia disposto ad abiurare la fede cristiana per convertirsi alla perversa fede islamica. In quei posti, i cristiani muoiono proprio a causa della loro fede in Gesù, proprio a causa del loro incondizionato amore per Gesù.

Maria osserva quel che accade nel nostro tempo con un grande dolore materno nel cuore ma anche con la fervida e amorevole sollecitudine della regina che chiede giustizia al suo Signore per i suoi figli ingiustamente perseguitati e crocifissi.

Maria non ama le guerre e al tempo stesso non è indifferente alle preghiere di quanti, e specialmente di quelli che espongono obiettivamente la loro vita al martirio e alla morte violenta, pregano ininterrottamente lei stessa e il Signore di liberare il mondo e la loro stessa esistenza dal male e dal maligno come dalla malvagità di tanti ostinati figli delle tenebre, chiedendo altresí di essere messi nella condizione di saper e poter testimoniare sino in fondo il loro filiale attaccamento spirituale a Cristo.

Maria, in quanto intrepida condottiera del popolo di Dio, perora presso Dio le cause di tanti suoi figli e figlie che non si stancano di lottare contro le molteplici iniquità, soggettive ed oggettive, di questo mondo, e si pone immancabilmente e spregiudicatamente al loro fianco anche allorché essi, per impedire ai fanatici e crudeli nemici di Dio e del suo popolo di devastare o sopprimere la vita, i beni e gli affetti di tanti bambini, vecchi e donne innocenti, sono costretti a fare uso di una santa e legittima violenza, finalizzata a neutralizzare o a contenere l’altrui violenza omicida.

Cosí ella non esitò ad operare emblematicamente anche quell’11 settembre del 1683 – oltre un secolo dopo quella prodigiosa e vittoriosa battaglia di Lepanto (1571) con la quale gli eserciti cristiani difesero con le armi il suolo e la civiltà cristiana d’Europa dalla temibile flotta dei turchi ottomani che avrebbero voluto conquistare e assoggettare alla fede islamica le terre europee e la fede in Cristo che vi si coltivava da molto più di un millennio –, quando cioè di nuovo i turchi avrebbero tentato di penetrare in Europa, questa volta per mezzo di un attacco di terra, e di mettere a ferro e a fuoco le città di Belgrado, Buda (successivamente Budapest), Vienna, sino a proporsi di raggiungere Roma per distruggere “l’altare di san Pietro”.

Assediata il 14 luglio del 1683, Vienna era stata sul punto di cadere nelle mani degli islamici, quando la città austriaca, soprattutto attraverso le ferventi e supplichevoli preghiere del grande frate mistico italiano Marco d’Aviano, fu affidata all’intercessione della Vergine Maria (la cui effigie fu posta su tutti gli stendardi dei combattenti cristiani) che provvide a concedere al re cattolico polacco Jan Sobieski, andato in soccorso della capitale austriaca, una insperata e portentosa vittoria. Il frate cappuccino d’Aviano era talmente certo che Maria avrebbe concesso il suo aiuto sovrannaturale alla cristianità europea che non aveva esitato, prima dello scontro decisivo con i temibili guerrieri di Maometto e di Allah e alla fine della santa messa da lui stesso celebrata la mattina dell’11 settembre in mezzo alle truppe del re Sobieski, a predire una vittoria senza precedenti: anziché concludere la messa con le rituali parole liturgiche “Ite missa est”, gridò “Ioannes vinces!”, ovvero “Jan vincerà!”.

La sera dell’11 settembre, lo stendardo del gran visir cadde nelle mani di Sobieski. L’Europa cristiana era stata salvata da Maria per l’ennesima volta: dopo Poitiers (732) e Lepanto (1571) e dopo chissà quante altre volte che non risultano registrate nei libri di storia. E anche il pericolo di far capitolare Roma era stato ancora una volta  scongiurato. Non è che Maria aiuti i cristiani perché migliori degli islamici, ma li aiuta perché, nonostante i loro peccati e le loro colpe, essi confidano, a differenza dei musulmani, nella misericordia e nella giustizia dell’unico e vero Dio del mondo e della storia degli uomini.

Ma come, si potrebbe tuttavia dire ipocritamente: la Madre di Gesù protegge anche chi fa uso della forza, anche chi esercita violenza contro altri esseri umani, anche chi uccide il suo prossimo? Questa è una di quelle domande che scribi e farisei ipocriti del nostro tempo rivolgerebbero ancora una volta, se potessero, allo stesso Gesù.

E Gesù ancora una volta non si farebbe incastrare dalla loro malizia, bensí risponderebbe loro più o meno in questi termini: cosí come non l’uomo è per il sabato ma il sabato è per l’uomo, allo stesso modo la violenza, il cui uso legittimo è stato concesso da Dio stesso ai capi delle nazioni e quindi a Cesare ovvero agli Stati per la difesa dei diritti dei loro popoli e dei loro singoli sudditi (o, oggi, cittadini) alla vita, alla sicurezza e alla pace, non è necessariamente contro l’uomo ma può anche essere al servizio di esseri umani innocenti, inermi e indifesi, indipendentemente dalla loro fede religiosa, pur se spesso pronti a subire violenza e a morire per Cristo, mentre essa è sempre contro l’uomo se l’uomo ne faccia uso per opprimere, per dominare, per asservire o per sopprimere il prossimo suo.

E Maria, la condottiera per eccellenza del popolo santo di Dio, non conoscendo né falsità, né malizia, né ipocrisia, aiuta maternamente e sovranamente tutti i combattenti di Cristo, impegnati ora a lottare senza armi contro il peccato e le ingiustizie terrene ora anche con le armi contro la incontenibile malvagità omicida e sacrilega dei nemici dell’uomo e di Dio.

Lo sapeva bene san Bernardo di Chiaravalle, uno dei più grandi cantori di Maria di tutti i tempi, che distingueva tra il soldato di Cristo e il soldato secolare: il primo, a differenza del secondo, mai portato ad usare la forza solo sotto l’effetto della collera, per semplice vanagloria o per brama di conquista o di possesso, di vendetta o di vittoria, ma unicamente per la difesa o la protezione degli ultimi e degli oppressi. Il cristiano è legittimato ad uccidere, o come dice Bernardo a compiere non già omicidio ma malicidio e quindi uccisione, più che di uomini, del male di cui determinati uomini si fanno portatori consapevolmente omicidi, solo se e quando non vi siano più altri mezzi per dissuadere veri e propri apostoli satanici della violenza, del terrore, della distruzione e della morte.

Certo, scrive Bernardo in termini che oggi si definirebbero “politicamente scorretti”, «non si dovrebbero uccidere neppure gli infedeli se in qualche altro modo si potesse impedire la loro eccessiva molestia e l’oppressione di fedeli. Ma nella situazione attuale è meglio che essi vengano uccisi piuttosto che lasciare la verga dei peccatori sospesa sulla sorte dei giusti e affinché i giusti non spingano le loro azioni fino all'iniquità» (De laude novae militiae ad Milites Templi, opera composta tra il 1128 e il 1136).

Conoscere rettamente per rettamente agire: questo deve fare il soldato di Cristo per ottemperare alla volontà del suo Signore senza timore di sbagliare. E dice ancora significativamente Bernardo: «Affermo dunque che il Cavaliere di Cristo con sicurezza dà la morte ma con sicurezza ancora maggiore cade. Morendo vince per se stesso, dando la morte vince per Cristo» (ivi). Un grande santo cristiano che si affidava alla intercessione di Maria, ritenendo necessario, in tempi confusi e turbolenti quali quelli in cui viveva, pregare Maria per la pace e la libertà della Chiesa e dei popoli.

E’ quanto mai opportuno e necessario che i cattolici di questo tempo, che non è meno confuso e turbolento del suo tempo, si rivolgano incessantemente a Maria con la convinzione espressa dal mistico di Chiaravalle, se non erro in uno dei quattro sermoni di lode contenuti nel suo De laudibus Virginis Matris (Le lodi della Vergine Madre, composto tra il 1118 e il 1125): «Il nome di Maria mette in fuga tutti i diavoli».