Maria mai abbastanza amata

Scritto da Francesco di Maria on . Postato in I miei scritti mariani

 

Non condivido affatto la posizione di quanti pensano che Maria, piuttosto che Cristo, possa unire i popoli della terra a prescindere dalle loro fedi religiose, perché Maria può e vuole unire popoli diversi, anche religiosamente, solo nel nome e per conto di Cristo. Quei cattolici che, pur preoccupati, per non dichiarati motivi pratici di convivenza ben più che per ostentate ragioni di fraternità ecumenica, di accorciare le distanze tra il mondo cristiano e i vari altri mondi religiosi del pianeta, in particolare quello islamico e quello ebraico, individuano nella figura di Maria un fondamentale anello di congiunzione tra le diverse fedi del mondo, commettono il grave errore di pensare che l’umanità possa ritrovarsi unita in Maria senza sentirsi necessariamente vincolata a Cristo.

Intanto, perché per la maggior parte degli ebrei contemporanei, che già disconoscono il Cristo come Figlio di Dio, Maria di Nazaret non rappresenta affatto il vero Israele e quindi la parte religiosa più nobile del popolo ebraico e risulta pertanto largamente emarginata nel quadro del cosiddetto dibattito teologico ebraico-cristiano; poi perché, per quanto riguarda il mondo arabo-islamico, Maria non gode affatto della stessa centralità che le è riconosciuta nella religione cristiana, essendo in esso venerata semplicemente come una delle più sante donne dell’umanità e comunque alle spalle di Fatima prima moglie di Maometto e venendo usata per cosí dire dai popoli di ortodossa fede islamica come una specie di espediente usato per accreditarsi e ottenere maggiore visibilità culturale e religiosa proprio nell’avverso e odiato campo cristiano e cattolico; infine e soprattutto perché oggettivamente, pur essendo Madre dell’umanità per volontà di Gesù, Maria non può voler unire i suoi figli, pur dispersi e divisi nel mondo, se non in funzione di un riconoscimento pubblico e universale di suo figlio Gesù come vero ed unico Salvatore del genere umano.

D’altra parte, anche quei cattolici che, sebbene dotati di grande sapienza teologica, vorrebbero abbattere certe barriere esistenti tra le diverse confessioni religiose cristiane, come per esempio quella protestante, più attraverso la critica a questo o a quel modo di percepire Maria nell’ambito della fede cattolica che non attraverso un’umile, onesta e ancor più doverosa sottolineatura dei gravi errori dottrinari compiuti storicamente nelle e dalle Chiese sorelle o comunque interne all’orizzonte cristiano e proprio da essi tenute separate dalla Chiesa cattolica, finiscono per svolgere un’opera più dannosa che utile ai fini di una pur auspicabile riconciliazione tra le diverse famiglie religiose dell’universo cristiano medesimo.

E cosí, rimanendo sul confronto con i protestanti, noi cattolici faremo sempre bene a riconoscere errori e limiti della nostra storia, ma con la consapevolezza che, alla base di certe divisioni storiche (peraltro sempre e ancora possibili anche all’interno di ogni singola famiglia cristiana), non sono certo semplici atti istituzionali di prevaricazione nei confronti di alcuni teologi dissidenti ma alcuni notevoli  errori teologico-dottrinari di quest’ultimi unitamente a consistenti e non proprio oscuri interessi umani quasi sempre gravitanti a questioni assai corpose di potere. Dire quindi, come ha fatto di recente il pur apprezzato padre cattolico Raniero Cantalamessa, che i protestanti sarebbero più vicini ai cattolici se questi non avessero talvolta onorato Maria in modo eccessivo o sconsiderato, è a dir poco una clamorosa ingenuità che, contribuendo ad allontanare sia i cattolici che i protestanti dalla verità storica e morale dei fatti, può soltanto danneggiare la causa di un possibile e reciproco riavvicinamento tra gli uni e gli altri.

Peraltro, per quanto concerne il culto mariano, se da una parte è ben documentato come la Chiesa cattolica abbia sempre preso le distanze da certo fanatismo religioso popolare, dall’altra va rilevato che i primi grandi riformatori protestanti, ovvero Zwingli Lutero e Calvino, non ebbero inizialmente alcuna difficoltà a venerare Maria come Madre di Dio, riconoscendone quindi la maternità divina e la perpetua verginità, che costituiscono i primi dogmi mariani già acquisiti dalla Chiesa del primo millennio, e anzi almeno Lutero anticipò probabilmente la stessa Chiesa cattolica sul dogma dell’Immacolata Concezione che sarebbe stato promulgato da Pio IX in pieno ottocento, mentre il quarto dogma mariano dell’Assunzione in cielo in corpo e anima sarebbe stato promulgato in pieno novecento da Pio XII. Infatti, nel “Sermone sul giorno della Concezione della Madre di Dio” del 1527, scrive: «E' una credenza dolce e pia che l'infusione dell'anima di Maria fu effettuata senza peccato originale, cosicché nella stessa infusione della sua anima ella fu anche purificata dal peccato originale e adornata di doni di Dio, ricevendo un'anima pura infusa da Dio; perciò dal primo momento che ella cominciò a vivere, ella fu libera da ogni peccato», e già prima nel “Libro di preghiera personale” del 1522 si legge: «Ella è piena di grazia, viene dichiarata essere completamente senza peccato - qualcosa di estremamente grande. Perchè la grazia di Dio la riempie di ogni cosa buona e la rende priva di ogni male».

Un autorevole studioso luterano come Arthur Carl Piepkorn ha confermato pienamente che Lutero credesse nell’Immacolata Concezione di Maria persino da “protestante”. Certo, le Chiese costituitesi successivamente in conformità alll’opera riformistica attuata dai loro padri fondatori sarebbero venuti irrigidendo, sino a lambire il secolo XX, il loro spirito di rivolta verso la Chiesa cattolica accentuando la loro diversità teologica nei confronti di quest’ultima anche per evidenti ragioni di sopravvivenza storico-religiosa e per gli obiettivi interessi che precise forze politiche avrebbero inteso perseguire servendosi strumentalmente dello scisma anticattolico da esse provocato o vigorosamente sostenuto, ma in ogni caso il progressivo allontanamento dei fratelli e sorelle riformati dalla Chiesa “apostolica e romana” non può essere certo ricondotto, se non in modo del tutto strumentale, a forme ipotetiche di esagerata devozione cattolica verso i santi e verso la stessa Maria di Nazaret bensí a motivi meno spirituali e più terreni di quanto si possa o si voglia pensare: in primis, una chiara volontà politica di sottrarre la nazione tedesca al potere non solo spirituale ma anche economico e fiscale di una Chiesa romana ormai manifestamente corrotta e decadente, in un quadro storico di rapide e profonde trasformazioni economiche capaci di generare, con la nascita e il consolidarsi degli Stati moderni, mutamenti politici altrettanto significativi e radicali.

La Riforma protestante è non tanto causa quanto prodotto di una situazione storica in movimento che sarebbe culminata in un cambiamento epocale dei costumi e dei rapporti di forza e che avrebbe veicolato ormai decisamente i nuovi valori della cultura umanistico-rinascimentale, a sua volta riflesso dinamico di mutamenti storici strutturali, quali l’esaltazione dell’individuo, il progresso illimitato della ragione, il dominio incontrastato dell’uomo sulla natura, la conquista di tutte le terre del globo terrestre da parte dell’Europa, lo Stato come unico soggetto della politica internazionale, che sono tutti i grandi valori affermatisi agli albori della modernità e oggi in via di esaurimento.

Non che la stessa Chiesa romana non risentisse gradualmente della complessa e vorticosa evoluzione storica che viene caratterizzando il ’500, giustamente definito “il secolo della modernità”, come è dimostrato ad esempio dal proliferare di quegli ordini religiosi cattolici già nella seconda metà del secolo XVI fortemente voluti o incoraggiati dalle alte gerarchie ecclesiastiche al fine di ridurre drasticamente le distanze tra Chiesa istituzionale e società civile, ma l’emergere di quelle rivoluzionarie novità storiche sarebbero state utilizzate in modi e per fini diversi tra le diverse forze in campo, a seconda che il problema fosse quello di rinsaldare e rinnovare un potere ecclesiastico troppo logoro e corrotto, come per l’appunto nel caso della Chiesa cattolica, oppure quello di rivendicare un’autonomia politica sempre maggiore dal tradizionale e universalistico potere politico e spirituale della Chiesa a beneficio ora dei principi tedeschi stanchi di pagare tributi fiscali a quest’ultima, ora dei nascenti Stati moderni con la loro inedita esigenza di sacrificare tutto alla ragion di Stato piuttosto che a quegli ideali religiosi cui molto si era sacrificato dal punto di vista politico soprattutto durante gli ultimi secoli di Medioevo, ora di una nuova concezione della cultura e dell’intellettuale non più organici ad una volontà egemonica del cattolicesimo istituzionale ma sempre più al servizio della propria comunità sociale e statuale di riferimento.

Stando cosí le cose, si capisce come la questione dell’incomprensione storica tra cattolici e protestanti non possa essere ridotta, come sembrerebbe emergere dall’analisi forse estemporanea di padre Cantalamessa, ad una semplice discordia etico-teologica, magari con un eccesso di razionalismo dalla parte protestante e un eccesso di devozione mariana dalla parte cattolica, giacché, dietro il conflitto etico-religioso, in questo come in altri casi, si nasconde un conflitto più profondo, di carattere non solo politico ma umano, psicologico, esistenziale, che potrà risolversi storicamente non certo con reciproche concessioni di natura diplomatica (per cui i protestanti sarebbero stati troppo “razionalisti” ma i cattolici troppo superstiziosi sul culto dei santi e della Madonna) ma solo quando la passione per la verità evangelica oggettiva trionferà, con l’aiuto di Dio e del suo Santo Spirito, su non dichiarate ma persistenti e meschine passioni soggettive per cause di non sicuro o esclusivo valore spirituale e religioso.

Ecco perché cattolici e protestanti, ma mutatis mutandis si potrebbe dire anche cattolici ed ebrei e persino cattolici e islamici, potranno abitare fraternamente nella stessa Chiesa non attraverso atti di reciproca e falsa compiacenza teologica ma attraverso un sempre nuovo e radicale processo di conversione che per i cristiani implichi la possibilità di aderire sempre meglio alla persona, all’opera e al messaggio salvifico di Cristo e per i non cristiani implichi innanzitutto la possibilità di passare dall’errore alla verità e da una condizione di separatezza ad una condizione di compiuta comunione e condivisione con l’intera e universale Chiesa di Cristo.

Ed ecco perché noi cattolici, con buona pace del buon Raniero Cantalamessa e senza alcun rancore per lui e i suoi onesti seguaci, non dovremo darci pensiero di essere eccessivi nella nostra devozione mariana, essendo essa necessariamente, con tutti i possibili eccessi, pur sempre devozione per la madre di Cristo e, per volere di Cristo, per la madre stessa dell’umanità. Anche se ci si rivolgesse per tutta la vita unicamente a Maria, chi potrebbe essere mai cosí stolto, incolto, sprovveduto o empio da non sapere che la grandezza di Maria consiste proprio nell’essere madre di Gesù e nella sua capacità di ottenere dal figlio persino cose ovvero grazie che questi potrebbe non pensare di concedere?

Possiamo e dobbiamo tranquillamente credere che della Regina del cielo e della terra nonché delle nostre vite non si parlerà mai abbastanza e non si tesseranno mai lodi sufficientemente elevate; che, secondo l’affermazione di san Bonaventura, «nessuno può essere mai troppo devoto della Beata Vergine” perché per amarla degnamente bisognerebbe amarla come l’amò e la ama suo Figlio Gesù, mentre san Massimiliano Kolbe ci invita a non temere «di amare troppo la Madonna, perché non arriverete mai ad amarla come l’ha amata Gesù», cui fa eco santa Teresina di Lisieux che, scrivendo alla cugina Maria Guerin, piuttosto scrupolosa, le dice: «Non temere di amare troppo la Santa Vergine: non l’amerai mai abbastanza, e Gesù ne sarebbe molto contento perché ella è sua madre», affermazione esattamente in linea con il pensiero di Louis Marie Grignion de Montfort che, rivolgendosi ai “devoti scrupolosi” che temevano di far torto a Gesù nell’amare troppo la Madonna (come forse potrebbero essere gli stessi protestanti), scriveva che non si ama mai abbastanza Maria perché per Lei, in Lei e con Lei non si fa altro che amare Gesù.

Non meno incisivo ed efficace appare il pensiero di un altro grande spirito mariano come sant’Alfonso Maria dé Liguori: «Quando un’opinione è di natura tale che in qualche modo apporta un contributo alla gloria della SS. Vergine, e nella quale si trovino concetti plausibili e non contrastanti né con la fede, né coi decreti della Santa Chiesa, né con la verità, è certo un mostrare ben poca devozione alla Madre di Dio il non accettarla: peggio poi sarebbe il combatterla, sotto pretesto che potrebbe forse essere vero il sentimento ad essa opposto. Per conto mio non vorrei essere di questi spiriti parsimoniosi e non vorrei che di tale spirito fossero i miei lettori. Siamo piuttosto fra quelli che credono pienamente e fermamente tutto ciò che, senza errore, si può ammettere a gloria di Maria». E, per rafforzare il concetto secondo cui il credente non potrà mai esagerare, né quindi peccare, nel lodare Maria e nel fare affidamento su di lei, Pio IX cosí scriveva nella bolla del 1854 in cui venne enunciando il dogma dell’Immacolata Concezione: Maria «è superiore a tutte le lodi del cielo e della terra…E’ il miracolo di Dio per eccellenza, anzi, il vertice di tutti i miracoli».

Ecco perché non si può non continuare a sottoscrivere quei commoventi e magnifici versi di san Bonaventura da Bagnoregio: «Il pensiero di Maria non parta dalla tua mente./ Il nome di Maria non abbandoni il tuo labbro./ L’Amore di Maria non si spenga nel tuo cuore./ Seguendo Maria non ti perderai./ Appoggiandoti a Maria non cadrai./ Sperando in Maria non temerai./ Ascoltando Maria non sbaglierai./ Vivendo con Maria ti salverai./ Ecco la nona beatitudine:/ Beati quelli che si sono consacrati a Maria:/ I loro nomi sono scritti nel libro della vita./».

*Questo articolo è dedicato a chi fino a ieri salutava Maria con un bel segno di croce e oggi, con il volto incupito, passa davanti alla sua icona senza neppure volgersi verso di essa. Con l’augurio che la Mamma celeste lo o la aiuti a ritrovare presto la via della speranza e della fede.